Attività
-
I 70 anni del film “La strada”
Convegno 2-3 Maggio 2024
In occasione dei 70 anni dall’uscita di La strada (1954), FM – Fellini Museum Rimini e Dipartimento delle Arti – Università di Bologna in collaborazione con Cineteca Comunale di Rimini, La Settima Arte – Cinema e Industria, CFC (Culture, Fashion, Communication International Research Centre) organizzano a Rimini una giornata di studi nei giorni 2 e 3 maggio 2024.
La strada ha un posto speciale nella filmografia felliniana sia per il successo internazionale (con il primo dei cinque Oscar per Fellini) sia per le caratteristiche uniche della struttura, del racconto e della rappresentazione dell’Italia. Per questo motivo i curatori considerano più che attuale lo studio retrospettivo del capolavoro di Fellini pur nel contesto di una letteratura critica ormai ricchissima. E si propongono di offrire una serie di approfondimenti in grado di sollecitare gli studi felliniani nelle direzioni più proficue emerse negli ultimi anni a partire dai nuovi filoni di ricerca felliniani.
In Cineteca e al Teatro degli Atti – ingresso gratuito -
Il fascino eterno di Giulietta Masina, il cuore artistico di Fellini
In occasione del mese dedicato a Giulietta Masina, tra la celebrazione per la sua nascita e il trentesimo anniversario della sua scomparsa, il Fellini Museum ha acceso i riflettori su questa iconica attrice offrendo uno sguardo esclusivo sul rapporto tra lei e il leggendario regista.
La mostra “… and please stop crying!” regala al pubblico trentaquattro scatti che ritraggono Giulietta sui set dei film diretti dal marito, con un intero piano dedicato alle foto scattate durante la produzione de La Strada.
-
Enigma Rol
Lunedì 29 gennaio 2024
Cinema Fulgor – ore 21.00
Ingresso 5 euroEnigma Rol, il film di Anselma Dell’Olio in anteprima per la città
Dopo Fellini degli spiriti, che indaga il rapporto tra il regista e la dimensione spirituale e il sovrannaturale, il nuovo documentario di Anselma Dell’Olio è dedicato alla controversa, elegante e misteriosa figura del sensitivo Gustavo Rol, amico di Federico Fellini e Franco Zeffirelli, considerato un maestro spirituale da personaggi come Charles De Gaulle, John F. Kennedy, Jacqueline Kennedy e Giorgio Strehler.
“Quello che Rol sa fare è pauroso. Chi assiste prova la sensazione di un uomo che sprofonda in un abisso marino senza scafandro”, scrive Dino Buzzati riportando una frase di Fellini.
Conduce l’incontro Donato Piegari, psicologo
In occasione dell’evento, al Cinemino del Fellini Museum martedì 30 gennaio alle ore 16.00 verrà proiettato Fellini degli spiriti di Anselma Dell’Olio
-
Fellini a Venezia
Nel 1953 il presidente di giuria della 14a edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia è Eugenio Montale, tra i massimi poeti del Novecento, Nobel per la letteratura nel 1975.
Tra i film in concorso 𝘐 𝘳𝑎𝘤𝑐𝘰𝑛𝘵𝑖 𝑑𝘦𝑙𝘭𝑎 𝑙𝘶𝑛𝘢 𝘱𝑎𝘭𝑙𝘪𝑑𝘢 𝘥’𝘢𝑔𝘰𝑠𝘵𝑜 di Kenij Mizoguchi, 𝘔𝘰𝘶𝘭𝘪𝘯 𝘙𝘰𝘶𝘨𝘦 di John Huston, 𝘛𝘦𝘳𝘦𝘴𝘢 𝘙𝘢𝘲𝘶𝘪𝘯 di Marcel Carné. Quell’anno il Leone d’oro, il premio più prestigioso che ancora si chiamava Il leone di San Marco, non fu assegnato, mentre ex aequo fu conferito il Leone d’argento a sei film, tra cui 𝙄 𝙫𝙞𝙩𝙚𝙡𝙡𝙤𝙣𝙞 di Federico Fellini “per la felice scoperta di un ambiente – la provincia italiana”, si legge nelle motivazioni. -
Fellini e Calvino
Visioni d’Italia è il titolo provvisorio di un film che Federico Fellini non girò mai. Uno dei (tanti) progetti mancati, non tra i più noti. L’idea nasce a colazione da Canova, il caffè di piazza del Popolo: è il 1963 e, pochi giorni prima, Fellini ha ricevuto da uno dei maggiori intellettuali italiani del Novecento una lettera piena di ammirazione per 8½. Chi gli scrive è Italo Calvino, di cui il 19 settembre ricorre l’anniversario della scomparsa e che il prossimo 15 ottobre avrebbe compiuto 100 anni, ai quei tempi già affermato scrittore per aver pubblicato la Trilogia degli antenati e raccolto e riscritto per Einaudi duecento Fiabe italiane. E proprio da questi racconti popolari i due, in quel loro primo incontro, decidono di trarre un film, da cui sarebbe dovuto scaturire il ritratto di un Paese percepito come una sorta di “palazzo del piacere di Kublai Khan”, Visioni d’Italia, per l’appunto, anche se quel titolo arriverà molti anni dopo.